Lo stiramento è definito come “Lesione Muscolare Acuta”.
Questa definizione comprende, oltre allo stiramento, gli strappi muscolari (rottura delle fibre muscolari) e la contrattura muscolare (contrazione involontaria e insistente delle fibre muscolari).
Lo stiramento è una lesione di media entità che altera il tono muscolare e provoca l’allungamento delle fibre muscolari con perdita della funzione contrattile; un po’ come tirare una molla finché perde l’elasticità e non torna più alla posizione iniziale.
Lo stiramento si verifica solitamente a seguito di sforzi eccessivi e, oltre ad essere abbastanza comune in chi pratica attività sportive, colpisce sovente anche le persone sedentarie.
Le parti più colpite sono la schiena (nella zona lombare) e le gambe (prevalentemente i muscoli flessori della gamba come il bicipite femorale).
Perché avviene lo stiramento
Lo stiramento sopravviene quando il tessuto muscolare viene sollecitato oltre il suo limite di sopportazione fisiologica.
Per l’eccessivo sforzo quindi, il muscolo si allunga oltre il proprio limite di resistenza, per poi non essere in grado di ritornare nella sua posizione originaria o, viceversa, si contrae violentemente.
La causa principale è dunque un uso del muscolo oltre le sue possibilità di quel momento specifico.
Infatti, solitamente insorge, per le persone sedentarie (che sono maggiormente colpite nella zona dorsale e lombare), a seguito di uno sforzo eccessivo (alzare un pacco pesante o spostare un mobile), di cadute, di movimenti bruschi o di piegamenti ripetuti della schiena. Anche obesità (il peso in eccesso grava su schiena e articolazioni) e postura scorretta sia seduta sia in piedi, oltre a condizioni ambientali e climatiche non idonee sono fattori che facilitano l’insorgenza dello stiramento.
Per gli sportivi, che non sono immuni dalle precedenti, le cause sono principalmente riconducibili a recupero atletico insufficiente, affrettati tempi di recupero dopo un infortunio, microtraumi ripetuti, mancanza di riscaldamento, preparazione fisica inadeguata, sovrasollecitazione del muscolo.
Per tutti, freddo e umidità sono condizioni che possono favorire l’insorgere di stiramenti.
Cosa succede
Quando si è colpiti da uno stiramento, a seconda dell’entità del trauma, la muscolatura apparirà gonfia (tipica reazione infiammatoria), con la possibile presenza di ematomi e arrossamenti cutanei.
Quasi sempre, lo stiramento è accompagnato da crampi o spasmi muscolari, per lo più dovuti alla perdita della capacità retrattile del muscolo “stirato” con la conseguente limitazione dei movimenti e una accentuata debolezza muscolare.
Il dolore percepito è intenso e localizzato nella zona del muscolo danneggiato.
Gli stiramenti più comuni e dolorosi sono quelli dorsali e alle gambe (muscoli ischiocrurali ovvero i 3 muscoli della parte posteriore della coscia, polpacci, adduttori).
I tempi di recupero variano da individuo a individuo, a seconda della gravità del trauma. Solitamente, per i casi più comuni, i tempi di guarigione non superano le 3 settimane.
Rimedi allo stiramento muscolare
Il riposo è una terapia necessaria, efficace ed indispensabile: proseguire con le normali attività fisiche o quotidiane potrebbe (usiamo il condizionale per fare riferimento alla gravità dell’infortunio) far degenerare lo stiramento in “Strappo Muscolare” (rottura delle fibre muscolari) con conseguenze molto più gravi e debilitanti.
Oltre al riposo, è utile applicare impacchi freddi (ghiaccio) sia nella fase immediatamente successiva all’evento sia in un secondo tempo per calmare l’infiammazione.
Possono essere utili farmaci antinfiammatori (FANS) e miorilassanti nonché l’utilizzo a livello topico di creme o oli antiinfiammatori naturali (meno invasivi dei farmaci assunti per via orale) e automassaggi leggeri.
Il medico, a cui è sempre meglio rivolgersi sia per una diagnosi corretta sia per stabilire l’opportuno piano terapeutico, nei casi di stiramenti più gravi, può consigliare anche indagini strumentali per verificare l’entità del trauma.
Generalmente, i tempi di guarigione per stiramenti non gravi, non superano le 3 settimane.
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